Genderless

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di Maurizio Crippa    Il Foglio

Il maglione colorato di lana grezza non è l’oggetto, non è la notizia. I tratti androgini della ragazza lo sono marcatamente, i tratti asiatici del ragazzo (è coreano, è una delle star del momento, si chiama Sang Woo Kim) sono marcatamente maschili e al contempo fortemente androgini. Tra le mille immagini dell’advertising, quelle che filano via al mattino sotto il dito sull’iPad o sfogliando i giornali, rese invisibili dall’assuefazione, ci deve essere un motivo se la fotografia di Richard Burbridge per la campagna autunnale di Diesel ha catturato l’occhio, fermato per un attimo l’indice a scorrimento rapido. Prima ancora che nella pagina a fianco il claim che la accompagna, “This ad is gender neutral”, confermasse l’impressione di essersi imbattuti non in una furbata pubblicitaria, ma in un messaggio riuscito.

Riuscito perché con pochi segni sintetizza molte sovrastrutture mentali diventate fraseologia comune. Gender, neutral. Identità sessuale indifferente. Non più incerta – concetto vecchio – ma indefinibile. E guai a volerlo fare. L’ambivalenza come unica identità di sé e quel che si porta dietro in fatto di stili di vita, di scelte reversibili. Di consumi.

Così, è il primo pensiero, anche Diesel – che ha sempre fatto del tono scanzonato e aggressivo il suo marchio comunicativo, e a volte s’è beccata pure accuse di scorrettezza, si esibisce nel suo correttissimo inchino al gender. Secondo pensiero: se anche la moda, quella pop, quella dei grandi numeri, approda all’uso della parolina nella sua nuova valenza di moneta corrente – gender is the new black – poco manca che anche la casalinga di Voghera sarà pronta al suo prosciutto cotto reclamizzato “gender neutral”, dal pizzicagnolo.

Ma se la pubblicità di Diesel riesce a dire qualcosa di più (non tutta la campagna, comunque, è su questo tema) è proprio perché gioca su una parola diventata luogo comune globale, al di là del suo significato specifico. Un sito iperspecializzato in come vanno le cose, Trendwatching.com, ha scritto che “le persone di tutte le età, in tutti i mercati del mondo, stanno definendo la loro identità con una libertà prima sconosciuta”; gli hashtag #genderless o #agender sono da tempo i più attenzionati dai selezionatori di nuovi trend, nella moda e in altre merceologie.

Che la pubblicità non abbia mai inventato il mondo, e neppure il linguaggio, è un dato di fatto che si dimentica sempre. Così di fronte alla tracimazione assoluta, avvenuta nel giro di pochissimi anni, di tutto ciò che concerne l’ideologia gender, c’è chi dà la colpa soprattutto alla pubblicità, ai media. Non era così neanche quando Emanuele Pirella e Oliviero Toscani osarono lo slogan “Non avrai altro jeans all’infuori di me”, sovrapponendolo a un’immagine dalla corporeità (per i tempi) assai ambigua e indefinita. Non era una rivoluzione, era la presa d’atto di un pansessualismo ormai comunemente accettato. Sarebbe più ingenuo del dovuto anche sostenere che sono i fatti che creano le parole e le immagini, e che dunque si parla molto di gender nella pubblicità perché la comunità lgbt è diventata demograficamente preponderante nel segmento dei “responsabili acquisti”, come dicono al marketing. (Ovviamente mi daranno del sessista, ma non c’è bisogno di aver letto Gombrich per saperlo).

La verità è che la parola “gender” ha bucato la barriera della lingua comune ed è diventata cosmuno, riconoscibile. Fino a qualche anno fa era il nocciolo trasgressivo di supposte rivoluzioni culturali, oggi è un nuovo perbenismo linguistico. Banale, pronto per non dire più nulla, a disposizione delle masse e delle casalinghe. Con tutto il delirio di correctness che ne consegue. Mesi fa la campagna di una casa di pannolini è stata bloccata per sessismo, perché insisteva troppo sul dato “culturale” che bambini e bambine sono diversi. L’inconsapevole Anna Tatangelo è stata massacrata perché s’è fatta fotografare con le tette di fuori per una campagna di sensibilizzazione sul tumore al seno, e dunque la “genderizzava” in modo scorretto (come può un problema femminile essere agender?). Quando una parola non significa già più nulla ma tutti la sanno, diventa buona per vendere.

fonte: www.ilfoglio.it/

70 pensieri su “Genderless

  1. Rosita Quarume

    Scusate ma quando negli anni 60 Veruschka riempiva le pagine di Vogue con la sua figura androgina, era già la lobby gay a propinare il gender? Quando Amanda Lear negli anni 70 spopolava sui media per il suo look androgino, cos’era, un complotto degli omosex? e quando Grace Jones negli anni 80 si palestrava e mostrava bicipiti degni di un culturista e mezzo occidente ballava al ritmo di Slave to the Rhythm, anche questo complotto genderista? Eva Robins a dirigere un programma su Italia 1 negli anni 80, intrigo gender? David Bowie? I Duran Duran con trucco e bijotteria addosso? Julie Andrews che spopola con Victor Victoria, e fa sia un show per il teatro che un film ? Vogliamo andare ancora più indietro nel tempo ? La Garbo ? Katharine Hepburn coi suoi look androgeni? Avete mai dato un’occhiata alla moda del 600 ? Alle parrucche, al trucco pesantissimo che indossavano gli uomini, le scarpe a punta, i vestiti leziosi?
    Voi avete una ossesssione, una sola, e parlate solo di questo, dalla mattina alla sera. E’ come guardare il mondo attraverso un filtro colorato.

    1. @Rosita se non sei capace di vedere la differenza tra le estemporanee trovate di questo o quel “artista” (forse dei prodomi) e un tendenza di pensiero che si propone di “educare” persino i più piccoli sin dalle scuole o come la estemporaneità di cui sopra oggi stia divenendo spinta all’uniformità di pensiero e alle conseguenze derivanti, tempo abbia tu un filtro colorato davanti agli occhi… ma che dico colorato, fumè, ma di quel fumè che non ci si vede attraverso!
      😉

  2. Il nostro grosso guaio è che tutti (o la maggioranza) parlano con parole che tutti sanno ma di cui quasi nessuno conosce, ricorda o si cura di sapere il significato. In inglese si dice “Babble” e non a caso viene da Babele.

  3. lele

    avete cominciato voi col demonizzare le armi (che, nella struttura attuale, sono quando di meno gender neutral esista!!)

    Ora il vostro buonismo e la vostra politically correctness vi si ritorcono contro. Ben vi sta.

  4. Potremmo annoverare questa campagna tra i “segni dei tempi”… per il resto puro marketing, neppure tanto originale nel suo allinearsi e cavalcare l’onda del momento, neppure tanto intelligente visto che non credo proprio tutto il loro “target” si ritrovi nella mentlità “gender neutral”…

    Se poi sono così convinti e la loro è un “battaglia” per la nuova ideologia, abbiano il coraggio di eliminare ogni riferimento e separazione “gender” nei loro store… o almeno un piccolo passetto “UOMO” “DONNA” “NEUTRAL”!

    Vorrai mai che qualcuno entrando nei negozi di cui sopra, non compri per mancanza di identificazione.

      1. Anonimo 69

        Comunque la Rosita ha ragione: l’androginia è fenomeno che si è presentato più volte nella storia (pensiamo alla moda ed alla cosmesi, anche maschile, del ‘6-700 o ai famosi, e grandi, cantanti castrati come Farinelli, Caffarelli e Velluti).

        La differenza con quella attuale è, che ora, l’androginia ha anche una base ideologica, e non si limita, come un tempo, ad essere una semplice stravaganza, appena tollerata, nell’ambito di un mondo, tutto sommato, ancora cristiano. Ora l’androginia vuole il pieno riconoscimento della “cittadinanza” e la legittima visibilità, nell’ambito del consorzio umano.

        Una situazione analoga e tendenzialmente simile si ebbe nel basso impero con la diffusione delle frequenti immagini di ermafroditi dell’iconografia dell’epoca (si pensi al celebre “ermafrodito dormiente” della galleria Borghese), e sopratutto si arrivò vicini al riconoscimento pubblico dell’androginia con quel simpatico e fantasioso “furfante” che fu Eliogabalo. A69

        PS. effettivamente i maglioni sono un po’ pacchiani, come pacchiani sono la Tatangelo e Gigi d’Alessio (come cantanti s’intende).

        1. E quindi in cosa Rosita avrebbe ragione?
          Nello sviluppo delle tue considerazioni sembri sposare più la mia risposta a lei (considerazioni morali a parte) che non la sua obiezione.. quindi?

          1. Anonimo 69

            Avrebbe ragione Rosita nel senso che l’androginia è fenomeno “ritornante” nella storia, perfettamente inquadrabile nella teoria (che forse è più che una teoria) dei “corsi e ricorsi” storici.

            Quando un evento lo si inquadra storicamente e si vede che è la riedizione di cosè già avvenute, lo si giudica (in genere) con più serenità, calma e disincanto. Tutto qui.

            Chi ha una visione storica degli avvenimenti, tende a stupirsi poco di ciò che accade, proprio perchè ricorda il precedente di esso.

            Altra cosa sono le considerazioni morali. Però una persona maliziosa potrebbe dire, con Nietzsche: “Non ci sono fenomeni immorali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni”. A69

            1. Se uno prende Nietzsche come la bocca delle verità 😛
              E se si prendessero sempre i fenomeni come NON generati da una precisa morale 😉

              1. Anonimo69

                Non lo prendo come bocca della verità, ma per uno che diceva cose le quali debbono far riflettere.

                Io volevo semplicemente dire che una visione storicistica degli eventi presenti, permette, di solito (ma non sempre), di vedere il mondo con un atteggiamento di maggiore tolleranza e disincanto (“Eh! ci siamo già passati: nulla di nuovo sotto il sole”). A69

                PS: complimenti a F. Giudici per aver ricordato che l’acquirente dell’ermafrodito dormiente fu il card. Scipione Caffarelli Borghese (invero un bell’esempio di nepotismo).

                1. Mentre una visione profetica ed escatologica permette di leggere gli avvenimenti nel suo svolgersi nella dinamica della Storia della Salvezza e rispetto il fine ultimo delle cose.

                  Chiaro, chi non ha gli “strumenti” per questo tipo di visione ne ha una puramente storica (cronologia analitica degli avvenimenti). Che sia disincantata o meno non risponde alla domanda “dove porta la Storia?”; “Perché?” (non il perché che risponde alle domande “causa-effetto”).
                  Mancando queste risposte, si può descrivere un viaggio, ma viaggiare senza una metà, per bello che sia il viaggio, alla lunga toglie il senso stesso del viaggiare.
                  Così per la storia del mondo, così per quella di ogni Uomo.

                  1. “Così per la storia del mondo, così per quella di ogni Uomo” (egli disse, e le sue parole risonarono
                    eterne per chi volle capirle( (avendone, ovviamente, gli strumenti)!

                    1. …per avere una meta occorre avere una meta. Dedicarsi, per esempio, alla famiglia, è averne cura, è volere bene a moglie e figlioli e nipoti eccetra (se uno non cede lungo la strada) non è lo stesso che avere una meta.
                      Una meta è un risultato. L’educazione di una famiglia non si fa per ottenere un risultato, ma per amore intrinseco della famiglia.I risultati della famiglia saranno quello che faranno i figlioli, se ce ne saranno (figlioli e risultati decenti). Un’altra meta potrebbe essere voler essere santo, ma non come avere una meta, ma come vivere la vita da santo (chi ne è capace)!
                      Per quanto riguarda un’altra Storia all’opera dentro la storia (come nel De civitate Dei) è una cosa che non ha alcun senso, se non poetico. Noi viviamo nel mondo la storia del mondo e in noi (sempre nel mondo) la storia della nostra salvezza, se ci sarà. Che poi questa nostra storia della salvezza si rifletta nella storia del mondo è uguale a tutte le altre storie delle vite degli uomini (verso la salvezza o no) che inevitabilmnte si riflettono e compongono la storia universale. La quale storia universale non è altro appunto il susseguirsi di tutte le nostre storie e nient’altro.
                      Chi volesse vivere nella Citta di Dio fin da ora non dovrebbe curarsi di quella degli uomini, A quella ci penseranno, eventualmente, gli uomini che si sentiranno chiamati a guidare la città degli uomini dentro la Città di Dio,o questo è quello che loro credono hanno creduto e crederanno. La storia è cieca e muta e sorda. Solo gli uomini, come i ventriloqui, riescono a farla parlare secondo il loro modo di farlla parlare con il suono della loro voce. Quella che noi sentiamo non è la voce della storia, ma quella di un venriloquo, che potrebbe essere o Dio o noi stessi che volessimo fare i ventriloqui.

        1. Luigi

          Pietà! 🙂

          Non è un abbigliamento “militaresco”.
          È un abbigliamento parodia della marzialità.
          È una caricatura sprezzante dell’uniforme (nomen omen).

          Come noto, sono infatti costretti a insozzare ciò che è troppo alto per loro.
          L’omo-vega-pacifismo non ha alcuna attrazione per quanto sia disciplina, rigore, cameratismo, senso del dovere, spirito di sacrificio, umiltà.

          Per altro – qui rispondo anche a Bariom – l’uniforme è quanto di meno “genderless” esista; oltre ad essere quasi sempre tutt’altro che brutta o pacchiana.

          Ciao.
          Luigi

          1. Beh Luigi, dipende.

            L’uniforme come dice la parola (e come è nell’approccio visivo) uniforma… 😉 😀

            Poi capiamoci, io apprezzo tutto quanto sta “dietro” un’uniforme e NON ho parlato di uniforme, ma di “tuta mimetica” che volendo può essere altra cosa.
            Ciao

            1. Luigi

              No, non ci siamo 😉

              A parte che l’uniforme da combattimento – “tuta mimetica”, secondo il lessico borghese 🙂 – è la quintessenza dell’uniforme … l’uniformità data dalla divisa ha lo stesso significato, fatte le debite differenze, di quella data dal saio.
              Non è l’uniformità che appiattisce e abbruttisce, è l’uniformità che, al contrario, esalta l’essere.

              L’una e l’altro spogliano infatti gli uomini degli accidenti materiali, che sono invece sottolineati dall’abbigliamento borghese.
              Non ci sono più le sovrastrutture, gli orpelli, i segni esteriori di ricchezza, cultura o professione, per cui ognuno vale per quello che è.
              Nell’uno come nell’altro caso, si può solo essere degni della missione.

              In particolare l’uniforme militare non è “androgina”, “unisex” o “genderless” che dir si voglia, come tale non è un vestito così:
              http://womansfashion.altervista.org/wp-content/uploads/2014/11/p-36ru-abito-da-sera-sexy-naturale-con-piega-monospalla-in-raso-satin-elastico.jpg

              (non me ne intendo, ho scelto quello come esempio solo perché è il primo che ho trovato senza l’indicazione del prezzo).

              Ovvero, così come un vestito da sera in seta è profondamente femminile – anzi, di più: profondamente muliebre, perché le parole hanno un senso, come ricordava Viviana – così un’uniforme militare è profondamente maschile, anzi virile.
              Che oggi ci sia dimenticati di ciò è solo un altro segno dei tempi; e non dei più lievi.

              Ciao.
              Luigi

                1. Francesca

                  Invece lo è Bariom 😀
                  L’abbinamento di colori è INSOPPORTABILE.
                  Per non parlare di quel collo incollato che solo a vederlo mi viene in mente la lana che punge aaarrghhhh :-!
                  😀

  5. Lisa

    Velo pietoso sul maglione di lana a costine, brutto per essere brutto.
    Ma al di là di questo, oltre cioè il legittimo dubbio su chi siano i consumatori della Diesel (che vende a prezzi sopra la media, e quindi dubito accessibile alla casalinga di Voghera quanto piuttosto al fricchettone dei Parioli), mi sovverrebbe un’altra domanda.
    Visto che ormai l’impero filogender filoagender filotransgenser e così via sembra ormai sdoganato (onestamente è così,purtroppo tocca ammetterlo, nonostante da parte nostra ci si sforzi di preservare il più possibile le orecchie e le menti dei bambini da questo) nel pensare comune, allora la tappa successiva quale sarà?
    Sarà una domanda legittima la mia?
    Non per dire, ma se siamo passati negli anni dalla modella che si copriva le tette nude per la pubblicità di un orologio sul cartellone 6 metri per 3, alle modelle che si danno un bacio saffico, e ora siamo all’androgina che s’abbraccia coll’asiatico(che c’azzecca?perché?asiatico sì americano no? boh) e via col sottofondo di uteri in affitto fecondazione eterologa adozioni a coppie gay e chi più ne ha più ne metta,qual’è la prossima tappa?
    Si faranno figli con le mucche? Si indurrà la maturazione sessuale ai bimbi di cinque anni per favorirne l’attività precoce? Boh. Io non so.Perchè un’evoluzione deve esserci. Non ci si ferma all’ennesimo stravolgimento della natura, è la storia che insegna.
    Una cosa,infine, la aggiungerei.E’ iniziata ieri una serie che si chiama E’ arrivata la felicità su rai uno.Mamma rai da buona massaia continua a illuminarci sugli usi e costumi nazional popolari,perciò Lunetta Savino nel telefilm impersona la madre retrograda impegnata a ripudiare la figlia che sta con una ragazza e aspetta un bambino (da chi?da quale spermatozoo?ecco, questo la casalinga di Voghera, che vede una incinta che sta con una ragazza, se lo chiede sicuro). Cioè si è passati negli anni dal clamore per la presenza in una fiction di un personaggio che scopre la sua omosessualità,all’assoluta indifferenza per la coppia gay con prole eterologa. Dunque, mi chiedo, anche qui, quale sarà la prossima tappa? E chi glielo spiega alla casalinga di 80 anni di Voghera da dove cappero arriva lo spermatozoo che ha fecondato la ragazza che sta con la ragazza?

    1. Lisa:

      …vidi scritto, tempo fa, sul giornale “La croce”, che la prossima tappa sarà, appunto, “l’ennesimo stravolgimento della natura, come insegna la storia.!

  6. …non sanno proprio più cosa scrivere sui giornali (intendevo dire)!
    (o pettegolezzo politico o teologico o sessuofilo o sessuofobico e di questo gender)

  7. vale

    “rendi gli uomini mezze donne e le donne mezzi uomini.così governerai facilmente su mezze cose.”

    mao tse-tung

  8. Fabrizio Giudici

    Da un certo punto di vista, la risposta di Bariom sull’incapacità di distinguere singoli episodi da trame ben governate è più che soddisfacente. Però – a parte i riferimenti a certi specifici personaggi dello spettacolo le cui intenzioni andrebbero vagliate caso per caso – si potrebbe anche rispondere che sì, questa cosa è iniziata da molto tempo, prima degli anni ’70 ed ’80. Si potrebbe dire il classico “ben scavato, vecchia talpa”. Se si fa un giretto nella San Francisco degli anni ’60, culla della cultura hippie, si trova il laboratorio da cui sono uscite tutte le malattie in giro oggi (*). Si fiutava l’epoca “rivoluzionaria” e, senza tante elaborazioni, già all’epoca si tentava di rovesciare i principi fondanti della società. Per esempio, la NAMBLA, organizzazione di pedofili fondata a fine anni ’70, nasce da quel letame. Per via dell’eccitazione rivoluzionaria non pensavano neanche di dover agire troppo di nascosto e molte di quelle che oggi chiamiamo “lobby gay” erano apertamente parte dello stesso schieramento (d’altronde in Italia c’era Mario Mieli, che pure non si faceva problemi a mettere insieme la lotta per i “diritti civili” di omosesuali e pedofili). “Casualmente” sono anche gli anni dello sviluppo della pornografia e livello industriale. Insomma, si pensava che i semi amorevolmente sparsi “accademicamente” dal Rapporto Kinsey qualche decennio prima fossero ormai sbocciati. Ma l’approccio “rivoluzionario”, tutto subito, andò male, perché i calcoli erano sbagliati, e ci fu un rigetto (la cosiddetta “rana bollita”). Come un fiume carsico si sono inabissati, per poi lentamente venire fuori poco a poco, un passo per volta: cambio di strategia molto efficace, la cosiddetta finestra di Overton. Colpa nostra, che non abbiamo ricacciato i topi nelle fogne quando mettevano timidamente il muso fuori per annusare l’aria e abbiamo lasciato che invadessero la casa.

    (*) Parlo di questa era storica, perché da un certo punto di vista Anonimo69 ha ragione, ci sono stati episodi ripetuti anche in passato; ogni volta che una cultura arriva al capolinea. D’altronde Sodoma e Gomorra sono roba di circa tremila anni fa e da quando l’uomo cammina su questo pianeta Qualcuno ha provato a sovvertire l’ordine naturale delle cose. Sempre gli stessi concetti, declinati in modo adattato alla fase storica.

    PS A proposito dell’ermafrodito dormiente di villa Borghese: ricordiamoci che l’acquirente era un cardinalone… non cambia proprio niente, nella sostanza.

    1. Luigi

      Sono d’accordo, Fabrizio, con il tuo ottimo riassunto.

      Mi permetto di aggiungervi una piccola postilla: come ormai dimostrato, documenti alla mano, il clima “culturale” degli anni 60 – e successivi – fu piuttosto “spintaneo” che spontaneo.

      Cioè, come al solito, i sovversivi pensano di agire quando invece sono agiti, anche a livello terra terra.

      Ciao.
      Luigi

  9. Fabrizio:

    …il solito imparaticcio (webmrs lo conosce bene) pseudo-storico-culturale con inclusa la pretesa di essere consapevole di tutto e di tutti, ovviamente…

    Uomini e topi!

  10. Alessandro

    OT

    Per chi fosse interessato a seguire per quanto possibile l’andamento del Sinodo, sono state pubblicate “le Relazioni dei 13 circoli minori che nei giorni scorsi (dal 6 all’8 ottobre) si sono riuniti per riflettere sull’introduzione e sulla prima parte dell’Instrumentum Laboris, alla luce dei contributi emersi in aula nel corso del dibattito svolto nelle prime tre congregazioni generali”:

    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/10/09/0771/01657.html

  11. vale

    A proposito di gender e coppie omosessuali,sono le 24.35,e,guarda caso,facendo zapping,finisco su “le jene”. Dove rimandano, montata ad arte,una versione dell’incontro avvenuto in regione Lombardia con miriano,amicone,botta,adinolfi,introvigne,ecc.per far fare,more solito,la figura dei retrogradi e ” cattivoni” a chi difende la famiglia naturale.per chi non ricorda:maschio e femmina li creò.
    Si vede che serviva un surplus di lavaggio del cervello. Si sa mai che a qualcuno la storia del gender e delle coppie omo cominci a parere una fesseria…

    1. D’altronde qual è il modo di vivere e di alimentarsi delle iene? 😜
      Peraltro é un animale piuttosto “vigliacco” se non ricordo male…

    1. vale

      @paul
      Forse perché dovevano condannarlo per legge.ma non per la futura morale.non stanno forse predisponendo tutto affinché anche i bambini scoprano e scelgano la loro sessualità anche a scuola?
      Era solo in anticipo sui tempi…

  12. Per caso fra il bombardamento di “sapere” che ci sottopongono i media ci fu anche Qualcuno che scrisse per Lui: ….e li fece maschio e femmina….ed era cosa buona…molto buona. Avra’ avuto le sue ragioni di crearci come ha voluto. Forse e la prevaricazione dell’ Umanita’ verso le leggi naturali, morali , religiose, usi e costumi dei popoli e’ diventata tale che le Tenebre del Male entrano sempre piu’ nel Mondo per soffocare la Luce della Verita’. Comunque sia, o la si pensi, o la si faccia, prima o poi la Giustizia ristabilira’ l’Ordine e il Regno. Paul

  13. Signor Luigi, grazie della bella Modella e suo elegante vestito. Mi piace sempre vedere una Donna che si veste da Donna anche se devo dire: conservare sempre intatta la modestia femminile e piu’ lo sa fare e piu’ la esalta la sua Bellezza. Paul

  14. Gentile Signora Rosita, grazie del suo scrivere. Molti oggi non hanno altro che pensare dovuto al decadentismo morale in cui viviamo. Il loro pensiero e’ come le olive messe in salomoia si conservano si ma hanno perso la loro identita’.La societa’ ha messo la maggior parte dell’ Umanita’ schiava del edonismo e ricerca di ogni forma di soddisfazione dei sensi rendendoli incapaci di pensare in modo diverso del mass media e della “moda” del mondo. (Satana vince il suo gioco: la perdita delle anime) Un vero peccato perche’ con l’avanzamento della conoscenza, di cui beneficiamo oggi, si dovrebbe investire il nostro tempo a ben piu’ nobili ideali che alla lussuria del Mondo. Paul

  15. Signor Fabrizio,mi scuso se leggendola non l’ho capita bene. Come Cristiano Cattolico la catechesi Ufficiale della Chiesa con la sua Autorita’ ci istruisce, fino a caso per caso, persona per persona, di avere sempre a sua disposizione il necessario patrimonio spirituale per le anime.. Per persone di altri credi e fedi ovviamente non comment. Se non fosse cosi’ la Divina Rivelazione sarebbe difettosa: questo implicherebbe Cristo. Il che e’ teologicamente incorretto per l’implicazione della nostra Fede in Lui:” non ci ha lasciatii orfani/e”. Anzi ci diede anche lo Spirito Santo, la Chiesa con i Sacramenti a testimonianza/conferma della sua dottrina: completa,perfetta,eterna. Con questo Cristo ci ha provato/donato (Morte, Ressurezione e discesa dello Spirito Santo) quanto abbiamo a nostra disposizione dal tesoro della Chiesa, Madre e Maestra, se desiderimao salvarci. Cordiali saluti, Paul

    1. Fabrizio Giudici

      Caro Paul, non ho capito a quale punto del mio precedente commento si riferisce…

  16. Genesi 1, “26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza , e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
    27 Dio creò l’uomo a sua immagine;
    a immagine di Dio lo creò;
    maschio e femmina li creò.”
    La scimmia, Satana: che altro poteva fare se non suggerire di imitare la dualità maschio/femmina insita nel Creatore, che a propria immagine e somiglianza ci creò maschio e femmina? E’ così che, sensibili alle lusinghe luciferine, certi esseri umani, – non aventi la dignità di uomini – non avendo conosciuto o avendo consapevolmente disconosciuto Gesù, unica Via, ci propongono (impongono?) che sia possibile essere maschio o femmina indipendentemente dai genitali che la natura ci ha fornito…Queste persone devono ricevere una cura spirituale! Ma chi è in grado oggi di impartirla, tale cura? Sopratutto ora che la Chiesa invece di portare questi sofferenti a Dio, storpia gli Insegnamenti a favore di una ben poco comprensibile misericordia che non prevede (e speriamo che cambi in fretta questa aria) alcun “và e non peccare più”?

    In merito a Diesel: nient’altro che una ulteriore scelta a favore del dio denaro. Come quella fatta in passato dai marchi e dai personaggi menzionati dalla signora Rosita. Fenomeni prodromici alla malattia sociale attuale, come ho letto in un commento precedente. E nulla accade per caso: è una fine ma certamente inutile strategia dello sconfitto in questa colossale partita a scacchi contro Chi ha già comunque vinto. Da sempre.

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